GDPR e fake news

14 giugno 2018Ultimo aggiornamento 11 aprile 2024
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Negli ultimi anni abbiamo tutti familiarizzato con il concetto di fake news soprattutto in seguito al diffondersi sui social network di articoli riportanti informazioni distorte o addirittura inventate, redatti proprio per ingannare il lettore. Catene di Sant’Antonio, si chiamavano una volta.

Con l'entrata in vigore del GDPR il tema della privacy è in prima pagina su tutti i media e purtroppo anche il Regolamento Europeo è stato investito da questo fenomeno al punto che la stessa Commissione Europea ha dovuto prendere posizione contro quelle che ha definitivo "informazioni false, imprecise o fuorvianti che possono arrecare un pregiudizio pubblico".

Dunque a cosa non dobbiamo credere? Queste le principali fake news sul GDPR.
  • "Le ispezioni del Garante sono state rimandate di 6 mesi." Falso. La stessa Autorità di controllo ha confermato che non ci sarà alcun differimento. Il regolamento EU 16/679 in materia di protezione dei dati personali è entrato n vigore in tutto e per tutto lo scorso 25 maggio.
  • "Con i nostri template sarai 100% compliance." Falso. Il trattamento dei dati personali non può avvenire attraverso moduli precompilati e uguali per tutti. Non cascateci, non ascoltate chi vi vuole vendere un pacchetto predefinito. La compliance si ottiene attraverso un lavoro ritagliato sulla specifica realtà della singola organizzazione.
  • "Il GDPR riguarda solo alcune aziende." Falso. Il nuovo Regolamento Europeo si applica a tutte le organizzazioni che trattano dati personali di cittadini europei, nessuna esclusa.
  • "Devi raccogliere il consenso alla tua informativa". Falso. L'informativa sul trattamento dei dati personali va solamente resa a chi ci dà i suoi dati personali e non è necessario raccogliere alcun consenso all'informativa.
  • "I vecchi consensi non sono più validi". Falso. Non è obbligatorio richiedere da capo tutti i consensi al trattamento dei dati già ottenuti, tuttavia è opportuno assicurarsi che questi siano conformi agli standard del GDPR.
  • "Le sanzioni potranno raggiungere il 4% del fatturato." Questa invece è vera. Secondo il General Data Protection Regulation nei casi più gravi di inosservanza dei diritti degli interessati la sanzione amministrativa pecunaria potrà raggiungere i 20 milioni euro o il 4% del fatturato totale dell'organizzazione nell'anno precedente.
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